lunedì 22 dicembre 2008

PRESTO SARA' DISPONIBILE PARTECIPARE ALLA CREAZIONE ONLINE DEL NOSTRO PROGRAMMA, IN VISTA DELLE ELEZIONI 2009...
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giovedì 18 dicembre 2008

Venerdi 19 Dicembre 2008

Finalmnte ci siamo, la sinistra pratese è pronta a confrontarsi con la cittadinanza!!! si apre da Venerdì una delle tante serate in cui la gente è invitata a partecipare alla costruzione di un programma unitario per migliorare la città. Non vogliamo convincere nessuno, ma vogliamo far capire, a tutti i delusi del PD, che c'è un altro modo di intendere sinistra e che siamo pronti a subire tutte le critiche, purchè siano costruttive e ci aiutino a migliorare questa città!!!

martedì 16 dicembre 2008

Il Giornalista Scarpaio

Il giornalista sciita che ha “osato” prendere a scarpate l’uomo più potente del mondo è già un eroe in patria, e non solo E così in Iraq sono scesi in piazza a migliaia per chiedere la liberazione di Muntadar al-Zeidi, il coraggioso reporter che rischia un processo e 7 anni di galera per essersi fatto braccio della rabbia della maggioranza degli iracheni. In un Paese che condanna come «barbaro e ignobile» un episodio del genere mentre continuano a susseguirsi attentati ed attacchi e la popolazione vive nella povertà e nella paura, la solidarietà al reporter è stata enorme. Sit-in si sono svolti nella capitale e alcuni manifestanti hanno lanciato scarpe, innocue per il fisico non altrettanto per l’orgoglio, contro soldati americani. Ma in realtà di scarpe lanciate in aria e sventolate come vessilli si è riempita tutta Baghdad, così come di cartelli contro Bush e contro gli «invasori» americani mentre su Faceboock impazza il video della conferenza stampa di domenica. Muntadar al-Zeidi sembra davvero un eroe e ora che è in carcere sale la protesta degli iracheni e del mondo arabo, dal Libano alla Libia.
Nei territori in guerra aumenta la sfiducia, il malcontento e la rabbia delle popolazioni verso le truppe straniere ma Gorge W. Bush non si fa scoraggiare e prosegue il proprio viaggio approdando in Afghanistan, dove promette nuovi soldati. Al presidente Garzai Bush assicura un maggiore impegno nella regione, dove, in accordo con il suo successore Obama, gli Usa rafforzeranno la propria presenza e chiederanno anche agli alleati Nato di inviare più uomini.

5 proposte di legge dei Comunisti italiani

siamo fuori dal Parlamento ma questo non vuol dire che rinunciamo a concorrere al processo legislativo
Scuola pubblica, difesa del salario, contro la precarietà, conflitto di interessi e diritto alla casa. Il Pdci ha lanciato queste cinque proposte di legge d'iniziativa popolare per le quali è necessario raccogliere 50mila firme. Per una scuola pubblica, delle pari opportunità e del sapere critico. I Comunisti italiani chiedono maggiori risorse, nessun finanziamento alle scuole private, l’abrogazione dei tagli Tremonti-Gelmini, l’espansione del tempo pieno ed il diritto per tutti alla scuola dell’infanzia,contro il maestro unico. Serve l’obbligo scolastico fino a 18 anni, gratuito e con presalario ai meno abbienti; l’eliminazione del precariato nella scuola e il riconoscimento del ruolo dei docenti.
Per una nuova scala mobile. Con questa proposta di legge si chiede l’istituzione di un meccanismo che ogni anno automaticamente consenta di adeguare stipendi e pensioni al reale costo della vita.
Contro la precarietà, nei confronti dei lavoratori atipici che hanno rapporti di lavoro non regolamentati da contratti collettivi e quindi sottoposti a salari indecorosi, il Pdci chiede che sia stabilita per legge una paga minima oraria garantita di non meno di 8 euro l’ora sotto cui non si possa scendere, prevedendo la sua automatica rivalutazione rispetto al costo della vita.
Inoltre, in materia di conflitto di interessi, viene proposta l’ineleggibilità al Parlamento per chi ha interessi economici rilevanti tali da condizionare l'esercizio delle funzioni pubbliche. In caso di conflitto di interessi, decadenza per il Presidente del Consiglio e i Ministri che non optano o per l'alienazione dei beni o per la rinuncia alla carica pubblica.
Per quanto riguarda, infine, il diritto alla casa, i Comunisti italiani propongono deduzioni fiscali a proprietari e inquilini per favorire la locazione di immobili ad uso abitativo e l’emersione dei contratti irregolari. Vengono anche chiesti più soldi per le case popolari e per la loro manutenzione.
Sul sito dei Comunisti italiani tutte le informazioni, i moduli, e le indicazioni su dove e quando è possibile firmare (vedi il link ).

mercoledì 10 dicembre 2008

QUESTIONE MORALE

Berlinguer aveva giàaffrontato l'argomento, riportiamo la storica intervista che Eugenio Scalfari gli fece il 28 luglio 1981, intitolata appunto "Questione Morale":
«I partiti sono diventati macchine di potere»

«I partiti non fanno più politica», dice Enrico Berlinguer.«I partiti hanno degenerato e questa è l'origine dei malanni d'Italia».
La passione è finita?
"Per noi comunisti la passione non è finita. Ma per gli altri? Non voglio dar giudizi e mettere il piede in casa altrui, ma i fatti ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un "boss" e dei "sotto-boss". La carta geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi. Per la DC: Bisaglia in Veneto, Gava in Campania, Lattanzio in Puglia, Andreotti nel Lazio, De Mita ad Avellino, Gaspari in Abruzzo, Forlani nelle Marche e così via. Ma per i socialisti, più o meno, è lo stesso e per i socialdemocratici peggio ancora..."

Lei mi ha detto poco fa che la degenerazione dei partiti è il punto essenziale della crisi italiana.
"È quello che io penso."

Per quale motivo?
"I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c'è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti."

Lei fa un quadro della realtà italiana da far accapponare la pelle.
"E secondo lei non corrisponde alla situazione?"

Debbo riconoscere, signor Segretario, che in gran parte è un quadro realistico. Ma vorrei chiederle: se gli italiani sopportano questo stato di cose è segno che lo accettano o che non se ne accorgono. Altrimenti voi avreste conquistato la guida del paese da un pezzo.
"La domanda è complessa. Mi consentirà di risponderle ordinatamente. Anzitutto: molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più. Vuole una conferma di quanto dico? Confronti il voto che gli italiani hanno dato in occasione dei referendum e quello delle normali elezioni politiche e amministrative. Il voto ai referendum non comporta favori, non coinvolge rapporti clientelari, non mette in gioco e non mobilita candidati e interessi privati o di un gruppo o di parte. È un voto assolutamente libero da questo genere di condizionamenti. Ebbene, sia nel '74 per il divorzio, sia, ancor di più, nell'81 per l'aborto, gli italiani hanno fornito l'immagine di un paese liberissimo e moderno, hanno dato un voto di progresso. Al nord come al sud, nelle città come nelle campagne, nei quartieri borghesi come in quelli operai e proletari. Nelle elezioni politiche e amministrative il quadro cambia, anche a distanza di poche settimane."

Veniamo all'altra mia domanda, se permette, signor Segretario: dovreste aver vinto da un pezzo, se le cose stanno come lei descrive.
"In un certo senso, al contrario, può apparire persino straordinario che un partito come il nostro, che va così decisamente contro l'andazzo corrente, conservi tanti consensi e persino li accresca. Ma io credo di sapere a che cosa lei pensa: poiché noi dichiariamo di essere un partito "diverso" dagli altri, lei pensa che gli italiani abbiano timore di questa diversità."

Sì, è così, penso proprio a questa vostra conclamata diversità. A volte ne parlate come se foste dei marziani, oppure dei missionari in terra d'infedeli: e la gente diffida. Vuole spiegarmi con chiarezza in che consiste la vostra diversità? C'è da averne paura?
"Qualcuno, sì, ha ragione di temerne, e lei capisce subito chi intendo. Per una risposta chiara alla sua domanda, elencherò per punti molto semplici in che consiste il nostro essere diversi, così spero non ci sarà più margine all'equivoco. Dunque: primo, noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l'operato delle istituzioni. Ecco la prima ragione della nostra diversità. Le sembra che debba incutere tanta paura agli italiani?"

Veniamo alla seconda diversità.
"Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata."

Onorevole Berlinguer, queste cose le dicono tutti.
"Già, ma nessuno dei partiti governativi le fa. Noi comunisti abbiamo sessant'anni di storia alle spalle e abbiamo dimostrato di perseguirle e di farle sul serio. In galera con gli operai ci siamo stati noi; sui monti con i partigiani ci siamo stati noi; nelle borgate con i disoccupati ci siamo stati noi; con le donne, con il proletariato emarginato, con i giovani ci siamo stati noi; alla direzione di certi comuni, di certe regioni, amministrate con onestà, ci siamo stati noi."

Non voi soltanto.
"È vero, ma noi soprattutto. E passiamo al terzo punto di diversità. Noi pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza. Non vogliamo seguire i modelli di socialismo che si sono finora realizzati, rifiutiamo una rigida e centralizzata pianificazione dell'economia, pensiamo che il mercato possa mantenere una funzione essenziale, che l'iniziativa individuale sia insostituibile, che l'impresa privata abbia un suo spazio e conservi un suo ruolo importante. Ma siamo convinti che tutte queste realtà, dentro le forme capitalistiche -e soprattutto, oggi, sotto la cappa di piombo del sistema imperniato sulla DC- non funzionano più, e che quindi si possa e si debba discutere in qual modo superare il capitalismo inteso come meccanismo, come sistema, giacché esso, oggi, sta creando masse crescenti di disoccupati, di emarginati, di sfruttati. Sta qui, al fondo, la causa non solo dell'attuale crisi economica, ma di fenomeni di barbarie, del diffondersi della droga, del rifiuto del lavoro, della sfiducia, della noia, della disperazione. È un delitto avere queste idee?"

Non trovo grandi differenze rispetto a quanto può pensare un convinto socialdemocratico europeo. Però a lei sembra un'offesa essere paragonato ad un socialdemocratico.
"Bè, una differenza sostanziale esiste. La socialdemocrazia (parlo di quella seria, s'intende) si è sempre molto preoccupata degli operai, dei lavoratori sindacalmente organizzati e poco o nulla degli emarginati, dei sottoproletari, delle donne. Infatti, ora che si sono esauriti gli antichi margini di uno sviluppo capitalistico che consentivano una politica socialdemocratica, ora che i problemi che io prima ricordavo sono scoppiati in tutto l'occidente capitalistico, vi sono segni di crisi anche nella socialdemocrazia tedesca e nel laburismo inglese, proprio perché i partiti socialdemocratici si trovano di fronte a realtà per essi finora ignote o da essi ignorate."

Dunque, siete un partito socialista serio...
"...nel senso che vogliamo costruire sul serio il socialismo..."

Le dispiace, la preoccupa che il PSI lanci segnali verso strati borghesi della società?
"No, non mi preoccupa. Ceti medi, borghesia produttiva sono strati importanti del paese e i loro interessi politici ed economici, quando sono legittimi, devono essere adeguatamente difesi e rappresentati. Anche noi lo facciamo. Se questi gruppi sociali trasferiscono una parte dei loro voti verso i partiti laici e verso il PSI, abbandonando la tradizionale tutela democristiana, non c'è che da esserne soddisfatti: ma a una condizione. La condizione è che, con questi nuovi voti, il PSI e i partiti laici dimostrino di saper fare una politica e di attuare un programma che davvero siano di effettivo e profondo mutamento rispetto al passato e rispetto al presente. Se invece si trattasse di un semplice trasferimento di clientele per consolidare, sotto nuove etichette, i vecchi e attuali rapporti tra partiti e Stato, partiti e governo, partiti e società, con i deleteri modi di governare e di amministrare che ne conseguono, allora non vedo di che cosa dovremmo dirci soddisfatti noi e il paese."

Secondo lei, quel mutamento di metodi e di politica c'è o no?
"Francamente, no. Lei forse lo vede? La gente se ne accorge? Vada in giro per la Sicilia, ad esempio: vedrà che in gran parte c'è stato un trasferimento di clientele. Non voglio affermare che sempre e dovunque sia così. Ma affermo che socialisti e socialdemocratici non hanno finora dato alcun segno di voler iniziare quella riforma del rapporto tra partiti e istituzioni -che poi non è altro che un corretto ripristino del dettato costituzionale- senza la quale non può cominciare alcun rinnovamento e sanza la quale la questione morale resterà del tutto insoluta."

Lei ha detto varie volte che la questione morale oggi è al centro della questione italiana. Perché?
"La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semmplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono profare d'essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche. [...] Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude."

Signor Segretario, in tutto il mondo occidentale si è d'accordo sul fatto che il nemico principale da battere in questo momento sia l'inflazione, e difatti le politiche economiche di tutti i paesi industrializzati puntano a realizzare quell'obiettivo. È anche lei del medesimo parere?
"Risponderò nello stesso modo di Mitterand: il principale malanno delle società occidentali è la disoccupazione. I due mali non vanno visti separatamente. L'inflazione è -se vogliamo- l'altro rovescio della medaglia. Bisogna impegnarsi a fondo contro l'una e contro l'altra. Guai a dissociare questa battaglia, guai a pensare, per esempio, che pur di domare l'inflazione si debba pagare il prezzo d'una recessione massiccia e d'una disoccupazione, come già in larga misura sta avvenendo. Ci ritroveremmo tutti in mezzo ad una catastrofe sociale di proporzioni impensabili."

Il PCI, agli inizi del 1977, lanciò la linea dell' "austerità". Non mi pare che il suo appello sia stato accolto con favore dalla classe operaia, dai lavoratori, dagli stessi militanti del partito...
"Noi sostenemmo che il consumismo individuale esasperato produce non solo dissipazione di ricchezza e storture produttive, ma anche insoddisfazione, smarrimento, infelicità e che, comunque, la situazione economica dei paesi industializzati -di fronte all'aggravamento del divario, al loro interno, tra zone sviluppate e zone arretrate, e di fronte al risveglio e all'avanzata dei popoli dei paesi ex-coloniali e della loro indipendenza- non consentiva più di assicurare uno sviluppo economico e sociale conservando la "civiltà dei consumi", con tutti i guasti, anche morali, che sono intrinseci ad essa. La diffusione della droga, per esempio, tra i giovani è uno dei segni più gravi di tutto ciò e nessuno se ne dà realmente carico. Ma dicevamo dell'austerità. Fummo i soli a sottolineare la necessità di combattere gli sprechi, accrescere il risparmio, contenere i consumi privati superflui, rallentare la dinamica perversa della spesa pubblica, formare nuove risorse e nuove fonti di lavoro. Dicemmo che anche i lavoratori avrebbero dovuto contribuire per la loro parte a questo sforzo di raddrizzamento dell'economia, ma che l'insieme dei sacrifici doveva essere fatto applicando un principio di rigorosa equità e che avrebbe dovuto avere come obiettivo quello di dare l'avvio ad un diverso tipo di sviluppo e a diversi modi di vita (più parsimoniosi, ma anche più umani). Questo fu il nostro modo di porre il problema dell'austerità e della contemporanea lotta all'inflazione e alla recessione, cioè alla disoccupazione. Precisammo e sviluppammo queste posizioni al nostro XV Congresso del marzo 1979: non fummo ascoltati."

E il costo del lavoro? Le sembra un tema da dimenticare?
"Il costo del lavoro va anch'esso affrontato e, nel complesso, contenuto, operando soprattutto sul fronte dell'aumento della produttività. Voglio dirle però con tutta franchezza che quando si chiedono sacrifici al paese e si comincia con il chiederli -come al solito- ai lavoratori, mentre si ha alle spalle una questione come la P2, è assai difficile ricevere ascolto ed essere credibili. Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l'operazione non può riuscire."

lunedì 1 dicembre 2008

12 DICEMBRE 2008

GIÙ LE MANI DAL NOSTRO FUTURO


I responsabili della gravissima crisi economica e finanziaria sono coloro che negli ultimi 30 anni hanno sostenuto le politiche liberiste, la globalizzazione dei capitali, l’economia fondata sulla speculazione finanziaria.



CI HANNO RACCONTATO:

- che la competizione selvaggia è il motore dello sviluppo: stiamo vivendo la più grave crisi mai vista dal 1929.


- che bisognava privatizzare ogni cosa: hanno tagliato previdenza, sanità, istruzione pubblica ed ora ricorrono allo Stato per salvare dal fallimento banche ed imprese.

- che bisognava deregolamentare i mercati per aumentare la produttività e il benessere per tutti: è aumentato l’inquinamento di aria, acqua e ambienti di lavoro.

- che i lavoratori dovevano essere più flessibili per avere più opportunità di lavoro: sono diminuiti i salari, i diritti e la sicurezza sul lavoro ed è aumentata la precarietà .



I COMUNISTI ITALIANI AL FIANCO DEL MONDO DEL LAVORO PER DIRE NO ALLE POLITICHE ECONOMICHE E SOCIALI DEL GOVERNO DI DESTRA.



PER SOSTENERE L’ECONOMIA REALE. Rilanciare l’intervento pubblico in economia con forti investimenti per una qualificata politica industriale e tecnologica ecosostenibile e per aumentare la spesa per conoscenza al pari degli altri paesi avanzati.

PER SOSTENERE L’OCCUPAZIONE. Incrementare la dotazione del Fondo per gli ammortizzatori sociali ed estenderli a tutto il mondo del lavoro. Incentivare le imprese per sostenere i livelli occupazionali: Stabilizzare il lavoro precario delle pubbliche amministrazioni, della scuola, dell’università e della ricerca.

PER SOSTENERE I REDDITI. Aumentare salari e pensioni, rinnovando subito tutti i contratti nazionali di lavoro aperti. Reintrodurre un meccanismo di indicizzazione automatica delle retribuzioni da lavoro dipendente e da pensione. Restituire il fiscal drag ed alleggerire il peso fiscale su lavoratori e pensionati. Congelare gli aumenti di prezzi e tariffe.

PER SOSTENERE LO STATO SOCIALE. Ampliare l’offerta pubblica di servizi per l’infanzia e l’assistenza agli anziani: Rilanciare l’edilizia pubblica e sociale. Difendere e rafforzare la natura pubblica e universalistica di previdenza, della sanità e dell’istruzione contro i tentativi di privatizzarla come prevede il libro verde di Sacconi.



I COMUNISTI ITALIANI INSIEME AI LAVORATORI,
AI PENSIONATI,AI PRECARI,AGLI STUDENTI.
CONTRO CHI PRODUCE PAURA
PER RUBARCI IL FUTURO.
TORNARE AD ESSERE PROTAGONISTI,
PER UN ALTRO MODELLO DI SOCIETÀ!


giovedì 20 novembre 2008

Il Preambolo dello "Statuto dei Comunisti Italiani"

Il Partito dei Comunisti Italiani è un partito politico di donne e di uomini che opera per organizzare la classe operaia, le lavoratrici, i lavoratori ed i cittadini che lottano per attuare ed estendere i diritti e le libertà sanciti dalla Costituzione repubblicana ed antifascista.
Esso si riconosce nei valori della Resistenza e nelle lotte del movimento operaio e si prefigge la trasformazione socialista della società.
Fa riferimento al marxismo, alla storia ed all’esperienza dei comunisti italiani, persegue il superamento del capitalismo e l’affermazione degli ideali della pace e del socialismo in Europa e nel mondo.
STATUTO DEL PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI

lunedì 10 novembre 2008

Come è Andato il Dibattito?

Guardando la partecipazione si può dire che il dibattito è riuscito piuttosto bene. Ma gli interventi sono stati più che soddisfacienti, con un buon coinvolgimento dei partecipanti.
In particolare vogliamo rendere nota di un intervento che ci ha molto colpiti, quello di Giulia Pacini studentessa dell'ISIS Gramsci-Keynes di Prato, l'unica che è riuscita ad organizzare un occupazione seria e costruttiva nella sua Scuola:
"Oggi è il 28 ottobre 2008 e la mia Italia sta vivendo una situazione quanto mai turbolenta.
mi ritrovo con i miei 18 anni, la mia voglia di vivere ogni singola emozione, di rendermi partecipe ad una vita che tutt'oggi sembra succube di una società che rifiuta i giovani.
ogni giorno bombardati da notizie di crisi economiche, crisi del dialogo in governo, crisi dei settori, crisi , crisi e crisi dovunque e per chiunque e nessuno chiede consigli, pareri, nessuno realmente ascolta chi davvero è soggetto ad un disagio.
vanno avanti con i loro obbiettivi, le loro scelte, i loto luridi scopi, forti e fieri del loro volto marcato da una ironia di presa di giro e riescono sempre e comunque ad andare a letto con la loro coscienza.
siamo stanchi di essere l'esperimento di questi governi, che secondo me, non meritano questo nome, si sentono degli esseri onnipotenti, e in qualità di tali si sentono in diritto di abrogare, votare, fare e disfare la vita di essere umani che non hanno niente in meno di loro anzi forse hanno qualcosa in più.
autogestioni, occupazioni, manifestazioni, scioperi forse non basteranno, ma devono essere la dimostrazione che per troppo tempo sono riusciti a giocare e vincere sulle spalle dei più deboli e che adesso quel tempo è finito, che noi siamo qua, vivi e non siamo le loro pecore, che siamo pieni di carica, di rabbia, di voglia di lottare per i nostri diritti.
non dobbiamo lottare solo per noi, io voglio lottare per me che andrò all'università e non voglio ricorrere a mezzi tristi e non dignitosi per poter pagare una retta che diventerà a dir poco assurda e indecente, combatto per i più piccoli che ancora non si rendono conto ma che saranno la forza lavoro e la forza cultura del nostro Paese, lotto per i figli che un giorno avrò, lotto per tutte quelle persone che sono morte e per quelle che ancora possono testimoniare un tempo in cui regnava il terrore ma che grazie ai veri ideali e all'unione degli uomini per fortuna è finito.
perché ci chiedono di rinunciare ai nostri sogni? perché ci chiedono anzi ci impogono una società povera, arida ?
continueremo a manifestare per queste due domande, continueremo a farci sentire e non perché siamo dei fannulloni ma perché siamo in piedi e vogliamo rimanere eretti, accettare un qualsiasi compresso ci piegherebbe subito e un essere umano piegato non avrà mai la forza e il coraggio di spezzare la catena che lo uccide.
questa lotta deve appartenere a tutti perché questa società è di ogni singolo cittadino cazzo, e invece no si continua a parlare di destra, sinistra, centro, va bene i simboli dei partiti ci sono e allora??? ci vogliamo fermare sui simboli?? no e ancora no.
quanti uomini di cultura in tutti i tempi della storia hanno affermato che solo con l'unione il popolo può ottenere vittorie e con vittorie intendo una cosa che dovrebbe essere già dovuta , come scritto in costituzione, la libertà di parola, di espressione, la sicurezza di un lavoro, dell'istruzione, a me sembrano cose che in un territorio chiamato Repubblica dovrebbero essere ovvie e invece??? siamo nel 2008 e la storia ha visto già molto eppure siamo ancora con il culo nella merda.
in queste settimane ho visto diversi programmi televisivi, ascoltato molte persone, e ho costruito un pensiero: non basta limitarsi a prendere atto che le cose che non funzionano ci sono sempre state, il problema di molti italiani è che non si sentono davvero parte del Paese perché se fosse davvero così non continuerebbero a chinare la testa e a pensare solo alla propria persona. non è una frase fatta NOI GIOVANI SIAMO DAVVERO IL FUTURO e con questo comportamento che giovani vogliono?!?! dei giovani morti, sfruttati, insicuri e pieni di dubbi vogliamo davvero essere così??
io no, io ci credo che le cose possano cambiare davvero.
io non lo sogno un mondo migliore io lo voglio creare con i miei compagni, con i miei insegnanti, con la mia famiglia, io voglio e non vorrei perché è troppo debole."
BRAVA GIULIA!!!

sabato 8 novembre 2008

sabato 18 ottobre 2008

LA SCUOLA CONTRO LA GELMINI

Sabato 8 Novembre 2008 tutta la cittadinanza è invitata a partecipare ad un dibattito pubblico, organizzato dai Partiti di Rifondazione Cominista e Comunisti Italiani, per dire un netto NO al Decreto Vergogna distruggi Scuola!!! Ed un netto NO ai tagli previsti dalla Legge Finanziaria n. 133!!! La Scuola non va tagliata, ma bisogna investire su di essa...

“Istruitevi perché avremo bisogno della vostra intelligenza" - Antonio Gramsci
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